Oggi in base alle normative vigenti, in Italia la cannabis può essere acquistata nei negozi specializzati e coltivata in casa seppur con sostanziali eccezioni. Tuttavia anche se la normativa è molto confusa al riguardo, il paese si sta gradualmente aprendo all’idea che la cannabis possa essere, con importanti restrizioni, un prodotto meno controverso e quindi rompere definitivamente i tabù ad esso correlato. La legge non contempla infatti l’uso ricreativo della coltivazione della cannabis, come ad esempio fumare la sua infiorescenza, ma la sua eventuale legalizzazione alimenta ogni due tre giorni il dibattito politico. La normativa attualmente consente la commercializzazione di prodotti a bassa concentrazione di THC (fino allo 0,5%) perché non considerati droghe, motivo per cui i cosiddetti negozi di marijuana legale sono proliferati in tutto il Paese e con non poche critiche. In riferimento a quanto sin qui premesso, vediamo nei dettagli qual è la legge attuale in Italia sulla vendita della Cannabis Cbd.
La cannabis legale oggi in Italia
La Gazzetta Ufficiale dello Stato ha pubblicato un decreto del Ministero della Salute che stabilisce la quantità massima di THC che possono avere gli alimenti realizzati con semi di cannabis, farina o olio. I cibi con ingredienti derivati dall’omonima pianta nota con il nome botanico di Cannabis Sativa si possono infatti utilizzare per fare pane, dolci o birra, e ciò grazie a un tanto atteso decreto che fissa per la prima volta i limiti per la sostanza psicotropa. L’Italia del resto ha una legge datata 2016 che consente la coltivazione della cannabis sativa per produrre tra l’altro cosmetici, fertilizzanti, materiali da costruzione biologici, prodotti tessili, combustibili da biomassa e anche alimenti e bevande. Tuttavia, per produrre prodotti commestibili, è stato necessario prima chiarire i limiti consentiti per il tetraidrocannabinolo (THC), ossia la suddetta sostanza psicoattiva presente nella cannabis. La Gazzetta Ufficiale dello Stato ha pubblicato in tal senso un decreto del Ministero della Salute che stabilisce la quantità massima di THC che possono avere gli alimenti realizzati con i suoi semi, polvere o olio.
Il paradosso in Italia dei cibi a base di cannabis
Il paradosso che riguarda l’Italia in termini di coltivazione ed uso della cannabis cbd consiste nel fatto che nel paese si potevano già trovare pasta, biscotti, dolci o altri prodotti con derivati di questa controversa pianta, ma che provenivano da altre parti dell’Unione Europea. Nel frattempo, gli agricoltori italiani non potevano produrre questo tipo di alimento per entrare nel mercato fino a quando non fossero stati stabiliti i limiti massimi legali per la sostanza psicoattiva in esso contenuta. Così, è sorto il paradosso che chiunque poteva acquistare biscotti a base di cannabis con un basso THC a Roma o Milano, ma prodotti ad Amsterdam o Parigi. Ciò è dovuto, al motivo che la libera circolazione di tali prodotti nel continente non entra in conflitto con le diverse legislazioni dei suoi Stati membri.
Quale futuro per la cannabis in Italia?
La possibilità di competere con altri alimenti derivati da questa pianta dall’estero, apre nuove opzioni per le aziende e le fabbriche italiane e si prevede quindi un conseguente aumento dei raccolti. Già negli ultimi cinque anni dopo l’approvazione della suddetta legge, le estensioni di cannabis sono aumentate di dieci volte in tutto il Paese da nord a sud fino a quasi 4.000 ettari, come si evince da dati forniti nell’anno 2018 dalla Coldiretti. Attualmente l’Italia conta circa 3.000 stabilimenti dedicati alla coltivazione della pianta che impiegano 10.000 persone. Si tratta tra l’altro di una tendenza al rialzo che dovrebbe continuare poiché le opzioni sono d’uso della sostanza sono davvero tante: da biscotti, panini, farina, olio, formaggi, cosmetici, mobili per la casa, combustibile per riscaldamento o isolamento per le principali costruzioni biologiche, non mancano le opportunità per sfruttare al meglio la pianta e con eccellenti profitti.